Quando la tua innovazione dipende da altre aziende: le licenze per i brevetti e Apple vs Ericsson
Un brevetto concede al suo detentore il diritto esclusivo di impedire a terzi non autorizzati di utilizzare l’invenzione brevettata con l’obiettivo di trarne un ritorno economico. Generalmente, l’impegno profuso nell’attività creativa è rivolto a concepire un prodotto o un processo che può essere impiegato direttamente dall’inventore o dall’impresa per cui lavora, godendo del successo e del riconoscimento che ne deriva presso il proprio mercato di riferimento.
Tuttavia, non è inusuale che un’impresa possegga dei brevetti, ma non l’intenzione o i mezzi per poterli impiegare direttamente: può capitare che nel condurre attività di ricerca e sviluppo per il proprio core business venga individuata una soluzione di indubbio valore tecnico, ma non applicabile al proprio settore. In situazioni come queste, un’azienda o un inventore può concedere il brevetto in licenza.
La concessione in licenza di un brevetto è un accordo stipulato tra due parti, il detentore del brevetto e il licenziatario, in cui il primo cede temporaneamente i diritti d’uso al secondo, permettendogli così di sfruttare l’invenzione pur non possedendo la proprietà del brevetto, che rimane in mano al suo detentore.
I termini di questo accordo vengono definiti in un contratto, in cui si stabilisce, tra le varie cose, la durata della licenza, eventuali limiti nell’impiego dell’invenzione e ciò che spetta al detentore del brevetto per la sua concessione: solitamente viene stipulata una compensazione una tantum (lump sum) più una percentuale sul fatturato (royalties), ma è anche possibile che le due parti si accordino per un reciproco scambio di brevetti. Il detentore del brevetto, quindi, riesce comunque a ottenere un ritorno economico dalla sua invenzione, pur non possedendo i mezzi o le capacità per valorizzarla direttamente.
Tuttavia, se la durata del contratto di licenza non viene valutata con lungimiranza, il licenziatario potrebbe trovarsi in una posizione molto delicata, rendendo dipendenti i propri prodotti o processi da un’invenzione che non possiede, come si è recentemente resa conto Apple.
Gli iPhone, infatti, impiegano una tecnologia 5G brevettata da Ericsson, la multinazionale svedese di telecomunicazioni, che è stata concessa in licenza ad Apple nel 2015 per una durata di sette anni. Con il decadere del termine della licenza, la società di Cupertino ha dovuto rinegoziare l’accordo con Ericsson, ma le due parti sono state incapaci di trovare un punto d’incontro soddisfacente.
Ericsson ha quindi fatto causa ad Apple, accusandola di voler ridurre le royalties, e Apple a Ericsson, sostenendo che la casa svedese chiede percentuali troppo alte abusando della sua posizione di detentore del brevetto. Decaduto nel frattempo il termine del precedente accordo, Apple si è ritrovata a vendere prodotti che impiegano la tecnologia brevettata Ericsson senza licenza, portando così a una nuova causa.
A prescindere da come si concluderà la vicenda, questo caso è indicativo dell’importanza di valorizzare i propri brevetti e di gestire in modo intelligente il proprio portafoglio di invenzioni, come fa Ericsson che detiene 57mila brevetti, da cui riesce a ricavare un terzo dei propri profitti operativi grazie alle sole royalties.