I brevetti italiani che hanno cambiato il mondo
Il brevetto permette di tutelare la creatività e la capacità di innovare di un inventore, riconoscendogli la notorietà e i benefici economici che derivano dalle sue creazioni.
Grazie a questo strumento, si incoraggiano le menti brillanti a investire tempo e denaro nello sviluppo di progetti che potenzialmente possono rivoluzionare il nostro modo di vivere.
Nel corso dei secoli, l’Italia è stata una fucina di invenzioni e andando a ritroso nel tempo possiamo trovare alcuni brevetti che hanno cambiato la storia del nostro mondo.
In primo luogo, il concetto stesso di brevetto è stato introdotto per la prima volta proprio in Italia: sotto l’influenza degli Antichi Greci, in Calabria viene istituita una forma di riconoscimento economico nei confronti degli inventori con una validità limitata nel tempo, similmente al brevetto odierno.
Qualche secolo dopo, ovvero il 19 marzo 1474, il Senato della Repubblica di Venezia approvò una legge per la concessione di brevetti industriali. Si trattava del primo esempio di sistema brevettuale conosciuto a livello internazionale. Da allora, fino alla caduta della Serenissima, vennero concessi oltre duemila brevetti in materia di mulini, macchine scavatrici, metodi per la tintura dei tessuti, medicamenti e molto altro ancora.
Facendo un balzo avanti nel tempo, troviamo Bartolomeo Cristofori, che nel diciottesimo secolo crea uno strumento musicale dotato di martelletti che, attivati dalla pressione di tasti, percuotevano corde per produrre suoni: il pianoforte.
Verso la fine di quello stesso secolo, nasce una delle invenzioni italiane più famose al mondo, la pila elettrica di Alessandro Volta: la versione brevettata prevede una colonna di dischi di zinco e rame con un inserto in cartone bagnato con acqua salata, con i due poli collegati da un conduttore elettrico.
Nel 1853 viene brevettato il primo motore a combustione interna, progettato da Eugenio Barsanti e Felice Matteucci, a cui seguirà, circa mezzo secolo dopo, una nuova versione più avanzata sempre a opera di un italiano, l’ingegnere Giovanni Enrico di FIAT.
Il 1871 è l’anno di una grande invenzione italiana, ma allo stesso tempo evidenzia la fallibilità del sistema brevettuale statunitense di allora: Antonio Meucci deposita una domanda di brevetto per il suo telettrofono, ovvero l’antenato del telefono moderno, ma non avendo fondi per pagare la tassa di mantenimento lascia campo libero a Graham Bell. Bell viene così considerato l’inventore del telefono, almeno fino al 2002, quando la Corte Suprema attribuisce ufficialmente la paternità dell’invenzione a Meucci.
Sempre nell’ambito delle comunicazioni, nel 1896 Guglielmo Marconi brevetta un sistema per la telegrafia senza fili che qualche anno dopo sarebbe stato impiegato per la produzione della prima radio e che avrebbe fatto ottenere all’inventore italiano il Premio Nobel nel 1909.
Nel 1933, Alfonso Bialetti inventa la caffettiera moka, rivoluzionando il mondo del caffè casalingo: ancora oggi il marchio Bialetti è ben noto agli italiani e Bialetti Industrie è un gruppo quotato in Borsa.
Nel 1946, Corradino d’Ascanio inventa per Piaggio la Vespa, il celebre scooter diventato un simbolo del Made in Italy nel mondo, l’emblema della dolce vita italiana e, in definitiva, un’icona apprezzata e ricercata dagli amanti delle due ruote.
Nel 1954, Giulio Natta brevetta il polipropilene isotattico, comunemente detto plastica, rivoluzionando la produzione industriale in tutto il mondo.
Anche l’informatica è stata segnata dal contributo italiano: nel 1965 Olivetti presenta all’Esposizione Universale di New York il primo personal computer, mentre nel 1971 il vicentino Federico Faggin inventa per Intel il primo microprocessore al mondo.
Ancora oggi, gli inventori italiani continuano a impegnarsi per migliorare il mondo in cui viviamo, consci che i loro sforzi verranno tutelati dal brevetto.