Disney e il copyright: un secolo di Topolino e i remake dei classici
Il copyright nasce con l’idea di promuovere nuove opere artistiche e scoperte scientifiche tutelando l’autore grazie al diritto d’uso esclusivo della sua creazione per un periodo limitato di tempo: in questo modo sa che il suo impegno avrà un ritorno economico ed al contempo la società verrà culturalmente arricchita grazie ai suoi contributi.
Il tempo di validità del copyright era stato inizialmente fissato a 28 anni, ma oggi copre gli anni di vita dell’autore più 70 anni: si parla tendenzialmente di almeno un secolo di diritto d’uso esclusivo.
La storia dell’estensione del diritto d’autore è strettamente legata a quella della più grande industria dell’intrattenimento oggi esistente, Disney, e della sua mascotte per eccellenza, Mickey Mouse in lingua originale e Topolino nel Bel Paese.
Topolino debutta nel 1928 con il cortometraggio di animazione Steamboat Willie: a quel tempo la legge del copyright era già stata estesa a 56 anni (i 28 anni originari più un rinnovo di altri 28) in considerazione di una diversa aspettativa di vita e della nascita di nuovi metodi di riproduzione delle opere.
Essendosi già affermato come punta di diamante della compagnia, per Disney era imperativo estendere il copyright di Topolino oltre il 1984 e, assieme ad altre importanti società con interessi similari, fecero pressioni sul Congresso statunitense per conservare il diritto d’uso esclusivo il più a lungo possibile.
Una revisione della legge nel 1974 e una delibera completamente nuova nel 1998 (il Copyright Term Extension Act, noto anche come Mickey Mouse Protection Act viste le forti influenze di Disney sulla questione) hanno portato alla formula degli anni di vita dell’autore più 70 oppure 95 anni per le opere di proprietà di una compagnia, proteggendo così il copyright di Topolino fino al 2024.
E dopo questa data, salvo ulteriori estensioni, Topolino sarà di pubblico dominio? Sì, ma solo nelle fattezze presentate in Steambot Willie, mentre il nome ‘Mickey Mouse’ con le sue localizzazioni ed il simbolo delle orecchie rimarranno protetti da trademark.
Nel corso di quasi un secolo, Disney si è infatti tutelata proponendo nuovi design della loro mascotte con dettagli differenti (aggiungendo i guanti, cambiando la forma degli occhi, modificando i pantaloni,…), per far sì di aver sempre i diritti d’uso su un’interazione di Topolino.
Questa pratica è stata adottata anche per altre opere della Disney: negli ultimi anni ha infatti pubblicato remake e reboot di molti suoi lavori e solo nel 2019 vedremo nuove versioni di Dumbo, Aladdin e Il Re Leone.
Oltre che per un fattore economico, questa manovra consente a Disney di tutelare i suoi grandi classici rinnovando il copyright con nuovi design dei suoi personaggi, a prescindere dall’evoluzione delle leggi in materia, ed a creare nuovo merchandise usando le nuove fattezze.
In Italia e più in generale in Europa il copyright rispetta la regola degli anni di vita dell’autore più 70 senza far distinzioni in materia di proprietà societaria: Topolino sarebbe quindi già di pubblico dominio nel Vecchio Continente? No: la Convenzione di Berna (nella sua ultima revisione del 1971) punta al rispetto delle reciproche norme sul copyright e ne stabilisce la durata minima (anni di vita dell’autore più 70), ma non massima.
Il copyright garantisce i diritti economici e morali su un’opera di carattere creativo non solo per il suo autore, ma anche per la sua famiglia dopo la sua morte. È importante tutelarsi per proteggere questi diritti, assicurandosi la paternità della propria creazione: affidati a Dragotti e Associati per avere l’assistenza e la consulenza legale per far valere i diritti sulla tua opera.