Cioccolato e formaggio svizzero sotto attacco? Il Toblerone® perde il Cervino e il Groviera®, suo malgrado, si risveglia americano!
Due famosissimi prodotti alimentari svizzeri sono finiti al centro di una bufera legale legata ai loro nomi e alla salvaguardia della loro provenienza.
Il cioccolato Toblerone®, prodotto sin dal 1908 con la caratteristica forma triangolare che richiama proprio la sagoma del monte Cervino, a confine tra Svizzera e Italia, dopo vari passaggi di proprietà è stato acquisito come marchio dalla multinazionale americana Mondelez International che dal prossimo autunno ha deciso di decentrarne la produzione per lo più a Bratislava, in Slovacchia, pur mantenendo aperta l’attuale fabbrica di Berna. In base ad una ferrea legge svizzera, il Swissness Act, approvata nel 2017 per difendere le produzioni nazionali, i simboli nazionali e le croci svizzere non possano essere consentiti su confezioni di prodotti che non contengono almeno l’80% delle materie prime provenienti dal Paese, percentuale che sale fino al 100% nel caso di latte e prodotti derivati, senza eccezioni. Questo vale anche per il famoso cioccolato Toblerone®, per il quale non sono ammesse deroghe, e che dovrà pertanto adeguarsi proprio alle rigide leggi che riguardano i prodotti effettivamente fabbricati in Svizzera: non potrà mai più esporre la tradizionale vetta del monte Cervino sul packaging né sul prodotto e non potrà più definirsi “prodotto in Svizzera” ma solo “nato in Svizzera”. E l’azienda fa sapere che sulla confezione il disegno sarà sostituito da una montagna stilizzata associata alla firma del fondatore Tobler.
Sorte ancora più amara è toccata ai consorzi dei produttori franco-svizzeri del celebre formaggio Groviera®, impegnati negli Stati Uniti da oltre un anno in una causa legale per ottenere l’uso esclusivo del marchio sul mercato americano, dove invece vengono venduti come “groviera” tipi di formaggi che in realtà con il Groviera® non hanno proprio nulla a che spartire. La Food and Drug Administration di fatto aveva già stabilito alcuni standard per il formaggio di tipo “groviera”, come l’esistenza di “piccoli buchi” o che tale formaggio sia invecchiato per almeno 90 giorni, tuttavia senza prendere in considerazione criteri legati anche alla provenienza geografica. Così, la Corte di appello statunitense che ha giurisdizione su brevetti e marchi, con sede a Richmond, in Virginia, di recente ha statuito che “Il formaggio, indipendentemente dal luogo di produzione, è stato etichettato e venduto come groviera in America per decenni”, ricordandone la produzione in Wisconsin ma anche in Olanda, Germania e Austria.
Giova qui ricordare che storicamente i produttori del formaggio Groviera® sono solo quelli della regione di provenienza originaria del formaggio nella città di Gruyères, in Svizzera, e nell’omonima città francese Gruyère, nelle regioni Franche-Comté e Savoia, dove il formaggio è prodotto sin dalla seconda metà del Settecento. Tuttavia, la Corte statunitense ha ritenuto che “Se è vero che la parola groviera un tempo stava a indicare la zona di provenienza di questo prodotto, è ormai chiaro oltre ogni dubbio che quella stessa parola, nel tempo, è diventata un termine generico per i consumatori di formaggio negli Stati Uniti”. E, se le cose stanno così, bisogna rispettare la legge americana che vieta di trasformare termini generici in marchi registrati. Il formaggio “groviera” può essere prodotto ovunque, non solo, come tradizionalmente inteso, in Francia e in Svizzera. Gli Stati Uniti, hanno spiegato i giudici, non hanno le stesse rigide regole dell’Europa e della Svizzera sulla denominazione di origine degli alimenti.
Per la protezione dei prodotti registrati contro la contraffazione e la frode, a partire dal 1992 l‘Unione Europea ha adottato il Regolamento (CEE) 2081/92 relativo alla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni di origine dei prodotti agricoli e alimentari (DOP e IGP), favorendo l’armonizzazione delle prassi nazionali in materia, e dall’1 dicembre 2011, anche i DOP-IGP svizzeri sono riconosciuti e tutelati in Unione Europea così come i DOP-IGP europei del pari lo sono anche in Svizzera, fermo restando la validità anche dell’Accordo TRIPS che prevede una certa protezione per i DOP e IGP contro la contraffazione e la frode o la concorrenza sleale (Art. 22) e contro l’uso improprio delle denominazioni geografiche (Art. 23).
Intanto i consorzi dei produttori franco-svizzeri sembrano non arrendersi e promettere battaglia in terra americana, a suon di Groviera®…
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