Einstein®, un marchio… geniale? I diritti sulle sue opere e sulla sua persona
Notevoli sono le figure storiche che hanno lasciato un impatto duraturo sulla nostra società, non solo per le loro idee, le parole e le opere, ma anche in virtù della loro personalità o delle particolari fattezze fisiche, fino a diventare vere e proprie icone mondiali in grado di trascendere tempo e spazio della loro umana esistenza.
Albert Einstein, scienziato di chiara fama, rientra senza ombra di dubbio nell’Olimpo delle personalità più carismatiche e talentuose per i suoi inestimabili contributi alla fisica del XX Secolo, per cui fu insignito del Premio Nobel, tant’è che il suo nome e le sue originali sembianze sono ancora vive nell’immaginario collettivo come sinonimi di intelligenza, eclettismo e genialità.
Per commercializzare un prodotto tecnologico, un integratore inteso a migliorare la concentrazione e la memoria, un libro di matematica, una linea di giocattoli educativi o qualsiasi altro articolo che i consumatori devono immediatamente riconoscere come innovativo e brillante, è alquanto usuale che lo si chiami Einstein® o che sia pubblicizzato ricorrendo ad attori camuffati come il famoso fisico.
Il che non è affatto esente da criticità: l’Università Ebraica di Gerusalemme, secondo le volontà di Albert Einstein trasmesse dopo la sua morte nel 1955, detiene i suoi “manoscritti, diritti d’autore, diritti di pubblicazione, royalty e proprietà letterarie” fin dal 1982 (prima erano in possesso del suo segretario e della sua figliastra) per cui, nel corso di questi ultimi quattro decenni, la stessa ha attivamente perseguito la tutela dell’immagine e delle opere del famoso fisico tedesco, conferendo altresì tutela ad Einstein® come marchio nel mondo, decidendo a chi concedere diritti di sfruttamento dietro apposita autorizzazione ma anche perseguendo chi invece si arrogava un diritto di utilizzo senza autorizzazione.
In tale modo l’Università Ebraica è riuscita a generare importanti profitti al punto che nel periodo che va in particolare dal 2006 al 2017, la figura storica di Einstein è sempre comparsa nella classifica di Forbes delle 10 celebrità decedute più profittevoli, con una media di 12,5 milioni di dollari all’anno e una stima complessiva di 250 milioni di dollari di proventi dalla sua morte.
L’Università ad un certo punto si è trovata addirittura nella necessità di istituire un apposito ufficio a cui terzi potevano fare pervenire le richieste d’autorizzazione all’uso del nome o dell’aspetto di Albert Einstein, sapendo che sarebbero state esaminate, accolte o rifiutate anche sulla base della variabile costituita dal parametro di pensiero e personalità dell’illustre scienziato accostabile o meno al prodotto da commercializzare, circostanza nella quale sono emerse non poche criticità su tale uso commerciale.
Da un punto di vista giuridico, al momento della redazione del testamento del celebre scienziato non esistevano ancora concetti come i diritti pubblicitari, che offrono la possibilità di usare nome o aspetto in ambito commerciale, tant’è che parrebbe non siano neppure menzionati nella lista dei diritti oggetto di cessione in favore dell’Università, la quale invece fa riferimento alle opere di Albert Einstein.
Tuttavia, i diritti pubblicitari sono stati ugualmente messi a frutto principalmente grazie all’operato di Roger Richman, un brillante avvocato divenuto famoso per le sue cause a tutela dell’immagine di celebrità passate a miglior vita e che, sostenuto da una legge californiana da lui stesso scritta, il Celebrity Rights Act del 1985, ha condotto numerose battaglie legali attorno allo sfruttamento dei diritti legati ad Albert Einstein insieme all’Università Ebraica.
Altro aspetto che rende di difficile interpretazione stabilire dove terminino i suddetti diritti di sfruttamento è la differenza di legislazione, di paese in paese, laddove diverse legislazioni indicano più archi temporali di riferimento ma diversi tra loro mentre in alcuni casi non è neppure possibile specificare un termine certo al punto che solo negli USA, dove Einstein è morto, si ha uno spettro ampissimo di casistiche variabile da Stato a Stato, il che rende estremamente difficile dare un giudizio definitivo ed inequivocabile in caso di contenziosi.
Infine, a complicare la questione interviene anche un tema morale: da una parte c’è chi sostiene che lo stesso Albert Einstein non avrebbe voluto o tollerato un simile trattamento della propria figura di scienziato né della propria immagine, restio com’era al riconoscimento pubblico e al concetto di immortalare se stesso quando era in vita, mentre dall’altra l’Università Ebraica sostiene che il suo lavoro impedisce che l’immagine dello scienziato venga usata in modi inappropriati e indegni.
Si tratta di una matassa non poco intricata, certo è che il caso sui diritti di Einstein è emblematico di quanto si debba prestare attenzione nella definizione dei propri marchi prevenendo criticità per non incorrere in contestazioni da parte di terze parti. I professionisti dello studio Dragotti & Associati assistono il cliente prima, durante e dopo la registrazione di un marchio per valorizzare e tutelare la sua innovazione.