Come si può registrare un logo?
Il logo è la rappresentazione visiva del nome di un’azienda o di un prodotto: loghi consolidati permettono di creare fiducia e credibilità nei confronti del pubblico, conferiscono autorevolezza al brand e ne aumentano il valore sul mercato.
Trattandosi di un segno che permette di distinguere l’azienda o il prodotto che contrassegna rispetto a quelli dei suoi concorrenti, il logo rientra nella categoria dei marchi.
È quindi possibile tutelarlo rivendicando un diritto esclusivo al suo utilizzo attraverso la procedura di registrazione di un marchio.
Prima di muoversi in questa direzione, però, è opportuno effettuare una ricerca di anteriorità per stabilire se il proprio logo ha le caratteristiche di novità e distintività richieste per la sua registrazione: pur essendoci banche dati a questo scopo, il supporto di un professionista in Proprietà Intellettuale permette di individuare sottigliezze legali che potrebbero compromettere la propria domanda.
Per registrare un logo bisogna in primo luogo valutare quali elementi lo compongono e sono imprescindibili per trasmettere il messaggio desiderato, ovvero i suoi elementi costitutivi.
Il marchio può infatti tutelare, tra le varie cose, parole, pittogrammi, colori, suoni, animazioni e motivi: a ognuno di questi elementi corrisponde un tipo specifico di marchio.
Chi vuole registrare un logo può farlo come marchio complesso, che rappresenta la somma di tutti gli elementi che lo compongono senza però metterne nessuno in posizione di rilevanza, oppure scegliendo uno o più tipi di marchi specifici.
Per esempio, il logo Peugot può essere registrato come un marchio complesso, che racchiude il leone rampante e la scritta Peugot nel suo particolare font e colore, oppure come un marchio visivo e come un marchio verbale, tutelando separatamente questi due elementi.
Queste due pratiche hanno delle sostanziali differenze.
Un marchio complesso richiede una sola domanda di registrazione con conseguente minor dispendio di tempo e denaro per il suo deposito; tuttavia, per essere effettivamente tutelato, bisognerà utilizzare ogni volta tutti gli elementi di cui è composto ed è potenzialmente più esposto a opposizioni e appropriazioni.
La registrazione dei singoli elementi è più dispendiosa e tediosa, ma offre una tutela molto più solida.
La valutazione dell’approccio migliore dipende molto dalle proprie prospettive di crescita e dalla propria disponibilità finanziaria ad avviare e rinnovare periodicamente più domande di registrazione separate: nulla vieta comunque di ‘scomporre’ un marchio complesso in un secondo momento in cui si dispone di più denaro.
Una volta stabilite le caratteristiche del proprio logo, bisogna definire le classi merceologiche a cui lo si vuole associare: bisogna infatti indicare chiaramente in quali settori si vuole operare tra quelli elencati, poiché è possibile presentare un logo già simile a uno esistente solo se associati a prodotti e aziende che non possono concorrere tra loro.
Tornando all’esempio del logo della Peugot, un leone rampante simile potrebbe essere usato da una linea di alimenti per gatti senza conseguenze perché non c’è rischio di confondere le due imprese.
Bisogna evidenziare che più classi merceologiche si scelgono, più costosa sarà la procedura.
Con in mano queste informazioni è possibile compilare il modulo per registrare il logo, inserendo dati anagrafici del richiedente, descrizioni delle classi merceologiche e documenti rappresentanti il logo.
È importante affidare questa fase a un esperto poiché si riducono le possibilità che si verifichino errori che compromettano il processo di registrazione o, peggio, che ci si ritrovi con un logo registrato che però non è tutelato negli aspetti che si voleva: in questo caso è possibile solo fare minime alterazioni alla domanda depositata, per quelle maggiori bisogna ripartire da zero.
Finalmente si può trasmettere il modulo all’ufficio competente e pagare le spese legate alla procedura: questa fase rispecchia il territorio su cui si vuole tutelare il proprio logo. L’UIBM è l’ufficio italiano a cui corrisponde una registrazione di Marchio Italiano valida per la tutela sul territorio del nostro Paese.
Potenzialmente, al seguito del deposito si può incappare in procedure d’opposizione, ovvero interventi da parte di terzi che ritengono che la domanda successiva sia in conflitto con la propria, che è anteriore: anche in questo caso è utile avere il supporto di un professionista legale per gestire la situazione.
Per estendere invece la tutela ad altre nazioni si può sottoporre una nuova domanda basata su quella già depositata: tale deposito assicura un temporaneo periodo di priorità in cui terzi non possono sottoporre in altri Paesi domande con loghi simili, utile per valutare i propri interessi commerciali esteri e conseguentemente se vale la pena sostenere nuove spese per la registrazione.